Benzina e diesel, perché il prezzo continua a salire?

Benzina e diesel, perché il prezzo continua a salire?

Benzina e diesel, perché il prezzo continua a salire?


Il prezzo di benzina e diesel continua la sua corsa al rialzo nonostante i tagli delle accise, che sembrano perdere giorno per giorno il loro effetto calmante. Eni ha aumentato di 3 centesimi al litro i prezzi consigliati della benzina e di 2 centesimi al litro quelli per il diesel, portando la prima a circa 1,90 euro al self service e il secondo a 1,80 euro. Non si tratta però di un problema italiano, ma di una congiuntura internazionale che riguarda sia il perdurare dell’aggressione russa in Ucraina, sia l’aumento della domanda dovuto alla fine dei lockdown in Cina, così come le scelte dei paesi produttori di petrolio dell’Opec+.

  1. L’aumento del prezzo del petrolio
  2. La Cina e l’invasione dell’Ucraina
  3. I paesi Opec+
  4. Gli effetti al dettaglio in Italia
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Lo sconto al dettaglio sarà di 30, 5 centesimi al litro su benzina e diesel, di 30 centesimi al chilo sul metano e di 10,4 centesimi al chilo sul Gpl

L’aumento del prezzo del petrolio

Martedì 31 maggio 2022 sia il Brent, il petrolio di riferimento europeo estratto nel Mare del Nord, sia il greggio statunitense West Texas Intermediate hanno raggiunto i prezzi più alti dallo scorso 9 marzo, arrivando rispettivamente a 123,98 e 119,34 dollari al barile, con un aumento del’1,9% e del 3,7%, rispetto al venerdì precedente. 

La Cina e l’invasione dell’Ucraina

Dietro a questa impennata si trova una congiuntura di eventi particolare, che ha dato l’ultima spinta ai prezzi. Da una parte, dopo due mesi, la Cina ha decretato la fine del lockdown di Shanghai, città di quasi 30 milioni di abitanti e tra i maggiori snodi finanziari e commerciali globali, con una conseguente crescita della domanda. Dall’altra, tra il 30 e il 31 maggio, l’Unione europea ha finalmente approvato l’embargo del petrolio russo, come strumento per abbattere l’economia di Mosca e interrompere un finanziamento diretto dell’invasione dell’Ucraina. Nonostante, per ora, tagli solamente il 75% delle importazioni, quelle in arrivo via mare, è stato sufficiente a sconvolgere il mercato petrolifero, dato che la Russia si trova tra i 3 maggiori produttori di petrolio mondiali e tra i principali fornitori europei.

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Inflazione e aumento dei prezzi delle materie prime causato dall’invasione russa dell’Ucraina hanno fatto incassare in tre mesi 100 miliardi ai primi 28 gruppi del settore. Per alcune compagnie sono stati gli incassi più alti degli ultimi 10 anni

Infine, una parte importante della responsabilità dell’aumento dei prezzi va attribuita ai paesi Opec+, cioè Arabia Saudita, Venezuela, Iraq, Iran e Kuwait, Libia, Emirati Arabi Uniti, Algeria, Nigeria, Ecuador, Gabon, Angola, Guinea Equatoriale e Repubblica del Congo, più Russia, Messico, Kazakistan, Azerbaijan, Bahrein, Brunei, Malesia, Oman, Sudan e Sudan del Sud. Questi paesi, infatti, si sono rifiutati di aumentare la loro produzione di greggio per più di 432mila barili al giorno, respingendo le richieste di un aumento più elevato per abbassare i prezzi in crescita. Tuttavia, secondo i dati dell’Agenzia internazionale per l’energia riportati da Reuters, solo Emirati e Arabia saudita avrebbero già disponibile una capacità di circa 1,8 milioni di barili al giorno di riserva, pari a quasi il 3% della domanda mondiale, in grado di influenzare pesantemente i prezzi.

Gli effetti al dettaglio in Italia

Nel dettaglio, “nonostante l’intervento del governo, che ha ridotto la tassazione di 30,5 cent, da quando è iniziata la guerra il 24 febbraio, un litro di benzina, costa oltre 3 cent in più (3,552 cent), con un rialzo dell’1,9%, pari a 1 euro e 78 cent per un pieno da 50 litri, mentre il gasolio è maggiore di 9 cent (+9,043 cent), con un rincaro percentuale del 5,3%, pari a 4 euro e 52 cent a rifornimento”, ha scritto in un comunicato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, sulla base dei dati settimanali resi noti dal ministero della Transizione ecologica.

In totale quindi, benzina e diesel sono aumentati rispettivamente dell’1,9% e del 5,3% dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, con un rincaro complessivo del 9,6% e del 14,3% dall’inizio del 2022. Pertanto, per proteggere la cittadinanza da questi rincari pesantissimi, il governo “non solo dovrà prolungare il taglio delle accise anche oltre l’8 luglio, data indicata come termine delle misure di contenimento dei prezzi, “ma deve bloccare le speculazioni ha sottolineato Dona. Chiedendo poi al governo di intervenire per “dare una definizione di prezzo anomalo”, così da dare nuovi strumenti di intervento all’Antitrust per limitare le azioni degli operatori energetici che possano danneggiare i consumatori.



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di Kevin Carboni www.wired.it 2022-05-31 12:37:21 ,

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